Bondage, shibari, kinbaku
Ognuno può scegliere il ruolo che gli si confà indipendentemente dal sesso biologico e dalla propria identità di genere, ma c’è da dire che noi donne abbiamo ancora molte difficoltà a ritrovarci nelle vesti di slave anche se vorremmo vivere la nostra passività senza inibizioni. E – sia detto ai maschi – c’è un motivo! Spesso storicamente il ruolo del dominante a letto è coinciso con la figura dell’uomo autoritario e maschilista e con l’abuso del corpo delle donne come oggetto; il processo di emancipazione da questi comportamenti è ancora in corso. Ma dominanza erotica e violenza maschile non hanno nulla a che spartire.
Proviamo a scoprire che cosa significhino questi termini rispondendo ad alcune semplici domande per sfatare alcuni preconcetti e false informazioni.
Bondage, shibari, kinbaku…?
Lo shibari è il bondage con corde in stile giapponese, una pratica che consiste nel creare legature erotiche con corde sul corpo di una persona. Le sue origini sono da ritrovare nell’hojojutso, arte marziale che prevede l’utilizzo di corde per bloccare ed immobilizzare l’avversario; di lì, intorno al 1600, queste tecniche sono iniziate ad essere usate in ambito artistico ed erotico nel teatro kabuki e nella produzione di stampe a tema destinate alla borghesia allora nascente. È stato infine conosciuto in Occidente dopo la seconda guerra mondiale, in seguito alla quale lo shibari è stato portato prima negli Stati Uniti e di lì ha avuto diffusione in tutto il mondo. Shibari in giapponese significa “legatura”.
Il bondage, sebbene per l’opinione comune sia un termine più conosciuto, in realtà è una parola che raggruppa un insieme di tecniche molto più vasto e che può fare uso, oltre che di corde, anche di manette, manufatti in pelle, pvc, eccetera; il bondage come spesso si intende in italiano viene in inglese più specificatamente indicato con “rope bondage”, bondage con le corde.
Kinbaku è invece un termine più recente; una delle sue prime apparizioni risale agli anni Cinquanta in una rivista giapponese. Esso significa “nodi stretti” e indica il bondage in stile giapponese in cui non si tratta solo di realizzare delle legature, ma l’aspetto più importante è la profonda connessione emotiva tra chi lega e chi è legato, il sentimento con cui vengono messe le corde e le sensazioni che ne derivano; potremmo dunque dire che lo shibari è il bondage in stile giapponese e che il kinbaku è la stessa cosa ma con in più la connessione, la componente emotiva ed erotica tra chi lo pratica. Osada Steve – un famoso maestro – ha detto che il kinbaku è lo shibari con in più la componente emotiva.
Bondage significa ‘schiavitù’ in inglese; esso fa dunque parte del BDSM, del sadomaso? Che cosa c’entrano le corde?
Oggi in Italia si intende generalmente con ‘bondage’ il giocare con le corde; in realtà, come si è detto, questo termine comprende ogni possibile strumento costrittivo e rientra chiaramente nel BDSM, ovvero in un certo tipo di sessualità alternativa afferente alla sfera del sadomaso e ai giochi di dominazione e sottomissione. Ciò nonostante, specialmente in Occidente, ognuno può trovare la forma a lui più adatta di gioco con le corde; poiché chi è legato offre parte della sua libertà a chi lega, è sempre presente una componente di “sottomissione”, ma essa – così come l’aspetto sadomasochistico, può essere declinata in mille sfumature; si può fare bondage sia con intenti prettamente erotici che esclusivamente artistici, ad esempio per fare del macramé con le corde, immobilizzando completamente una persona oppure lasciandola parzialmente libera di muoversi, inserendo la pratica in un rapporto di dominazione e sottomissione oppure in un rapporto ‘tradizionale’. È invece nell’immaginario giapponese che il bondage – o meglio lo shibari / kinbaku – è legato strettamente al sadomasochismo.
Il bondage è un po’ come il ballo: è un’attività che avvicina e unisce due persone e che può essere sia un momento piacevole tra amici che uno intimo e sensuale all’interno di una coppia.